sábado, 18 de junho de 2016

Que escola estamos a construir?

Dizer que a escola está a sofrer uma grande transformação é já um lugar comum, todos constatamos isso. Mas é importante perguntar: Será essa transformação a correcta? Será para melhor?

Infelizmente, se há aspectos positivos nessa transformação, há também muitos aspectos negativos, principalmente no que diz respeito ao que deve ser o papel da escola.

A "escola" como o lugar de aprendizagem parece ter "passado à história". Hoje assiste-se a uma "mercantilização" do ensino, na escola cabe tudo, menos aprender...

A valorização do lucro, do imediatismo, do que tem utilidade em termos económico-financeiros está a pôr de parte, em muitos casos, a importância do conhecimento, do saber, da reflexão, da interiorização de valores universais.

E o problema parece estar a generalizar-se. Os interesses economicistas estão a sobrepor-se em todo o lado.

No blogue de um professor italiano (professor de línguas clássicas) podemos ler as mesmas queixas: a escola, diz o professor Massimo Rossi, transformou-se numa empresa, que tem de dar lucro; a quantidade sobrepõe-se à qualidade; a imagem externa é que conta, mais do que a qualidade do ensino ministrado; o professor é considerado melhor se fizer muitos projectos que tenham visibilidade externa. Eis alguns parágrafos do texto desse professor de um Liceu Clássico da região de Siena:
Ma quest’anno, all’amarezza solita, si aggiunge il profondo disagio di vivere in una realtà – la scuola italiana – che non è più quella che era quando ho cominciato ad insegnare, una scuola dove le norme imposte dall’alto stanno distruggendo quel poco di buono che in tanti anni eravamo riusciti a costruire con il nostro impegno, la nostra professionalità, il nostro amore per l’educazione e la formazione dei giovani. La tendenza attuale è quella di privilegiare la forma sulla sostanza, l’immagine sulla realtà effettiva, la quantità sulla qualità.
E mais adiante afirma:
Già l’aver definito la scuola “azienda”, gli studenti “utenti” e il preside “dirigente” qualifica il nuovo stato di cose: sì, perché le parole sono importanti e non vengono attribuite a caso; e così quella che era un’istituzione educativa e formativa è stata trasformata in un organismo commerciale che segue le leggi del mercato. L’immagine esterna di una scuola ha prevalso sulla qualità dei suoi insegnanti, nel senso che un progetto ben riuscito a livello territoriale ha certamente più risonanza di un gruppo di docenti che lavora con coscienza e competenza nelle proprie classi; l’attività di orientamento verso i futuri studenti non si è più fondata sull’eccellenza dell’insegnamento, ma si è cercato di attrarre i ragazzi proponendo gite, scambi culturali e progetti vari, e ciò ha provocato il fatto che molti studenti si sono iscritti a certi corsi senza avere le capacità o le attitudini per potervi riuscire ma solo perché attratti da queste attività complementari. Ancor oggi vige la norma della quantità: ogni scuola è contenta se aumenta il numero dei propri iscritti, prescindendo del tutto dalle loro qualità e disponibilità ad apprendere. Basta fare numero, tutto il resto non conta. Ed in base a questo principio molti scrutini sono diventati delle farse vergognose, in cui si assiste a promozioni assolutamente immeritate soltanto perché altrimenti “si perdono le classi”.
Pode ler-se o texto completo aqui

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O BRASIL JUNTA-SE AOS PAÍSES QUE PROÍBEM OU RESTRINGEM OS TELEMÓVEIS NA SALA DE AULA E NA ESCOLA

A notícia é da Agência Lusa. Encontrei-a no jornal Expresso (ver aqui ). É, felizmente, quase igual a outras que temos registado no De Rerum...